Alla scoperta di Lussino
Oggi parleremo di Lussino, in croato, Lošinj, isola della Croazia nell’alto Adriatico.
Mitologia
Il mito degli Argonauti per la nascita dell’arcipelago di Cherso e Lussino? E’ pur sempre affascinante sognare di miti ed epici eroi.
L’approccio alle isole croate di Cherso-Lussino, mi piace parta da lontano, quasi un avventuroso viaggio nel mare dei secoli andati, prima dell’approdo alle baie turistiche d’oggi.
Apsyrtides, l’antico nome di queste isole è legato alla leggenda dell’eroe mitologico Apsyrto, ucciso dalla sorella Medea.
Il re della Colchide possedeva il prezioso vello d’oro L’ardito e astuto Giasone, aiutato da Medea, di lui innamorata e figlia del re, riuscì ad impossessarsene ed a fuggire con la nave Argo e i compagni Argonauti.
Il figlio del re, Apsyrte, partì con la sua nave all’inseguimento di Giasone e dopo un lungo viaggio raggiunse la nave Argo.
Ma venne aggirato dalla sorella Medea che lo convinse a negoziare con Giasone, che infine lo uccise a tradimento.
Medea tagliò quindi in pezzi il corpo del fratello gettandoli in mare.
Da queste membra dilaniate nacquero le isole di Apsyrte: le Apsyrtides.
Il bronzo di Lussino è greco: ed è opera di Lisippo
Quasi un riscatto dell’antico mito, in ogni caso un ritorno all’antica presenza greca: i pezzi del corpo di Apsyrte nell’immaginario si sono materializzati in isole, ma dal fondo del mare nella realtà vengono recuperati, solo 3 anni fa e dopo venti secoli, pezzi di un altro corpo in bronzo: Apoksiomen!
Primavera del 1999: nelle acque di Lussino viene infatti ritrovato uno dei più importanti reperti mondiali dell’antichità, una statua bronzea che rappresenta un atleta in grandezza naturale: “Apoksiomen”, opera originale dello scultore greco Lisippo del IV secolo a.C. (Una copia della statua è esposta nella galleria della torre veneziana a Lussingrande).
Dopo lunghi studi, gli esperti archeologi croati sono giunti alla conclusione della conferma dell’origine greca della scultura. Le analisi hanno sciolto definitivamente gli interrogativi legati all’opera che raffigura un atleta che, con l’ausilio del raschietto, si toglie di dosso la polvere e l’olio con cui si era unto prima della gara. Una scoperta eccezionale, confermata lo scorso anno da Ferdinand Meder, direttore dell’Istituto di restauro di Zagabria, dove alla statua è stato restituito l’originario splendore
«Si pensava da principio che si trattasse della copia romana di una scultura ellenica – aveva puntualizzato Meder – e invece le analisi hanno dimostrato senza ombra di equivoco che abbiamo un’opera originale. Da quanto so, in tutto il Mediterraneo sono venute alla luce soltanto sei statue di questo genere. Un rinvenimento d’importanza storica, quello lussignano, a prescindere dell’autore della statua».
Dopo lunghi studi, gli esperti archeologi croati sono giunti alla conclusione della conferma dell’origine greca della scultura. Le analisi hanno sciolto definitivamente gli interrogativi legati all’opera che raffigura un atleta che, con l’ausilio del raschietto, si toglie di dosso la polvere e l’olio con cui si era unto prima della gara. Una scoperta eccezionale, confermata lo scorso anno da Ferdinand Meder, direttore dell’Istituto di restauro di Zagabria, dove alla statua è stato restituito l’originario splendore
«Si pensava da principio che si trattasse della copia romana di una scultura ellenica – aveva puntualizzato Meder – e invece le analisi hanno dimostrato senza ombra di equivoco che abbiamo un’opera originale. Da quanto so, in tutto il Mediterraneo sono venute alla luce soltanto sei statue di questo genere. Un rinvenimento d’importanza storica, quello lussignano, a prescindere dell’autore della statua».
Si suppone che l’opera sia stata firmata dal celebre Lisippo, vissuto nel quarto secolo avanti Cristo, il maggiore scultore del periodo di passaggio dall’arte classica a quella ellenistica. Giuliano Tordi, restauratore del Laboratorio opificio delle pietre dure di Firenze, che collabora al recupero della scultura, ne è quasi certo. «È una scultura greca e lo attestano la tecnica di costruzione e la forma. Gli ellenici non facevano mai le copie delle loro sculture e dunque quanto rinvenuto nelle acque quarnerine è un’opera originale. secondo me dovrebbe trattarsi di una statua approntata da Lisippo».
Il paziente lavoro dei restauratori sta dando i frutti desiderati sul bronzo rimasto per circa venti secoli sul fondale marino, a 44 metri di profondità. Si presume che a restauro completato, la statua verrà esposta per un certo tempo ad Atene assieme alle uniche cinque sculture bronzee di autori greci conservate fino ad oggi. Il Bronzo di Lussino troverà infine definitiva ospitalità a Lussinpiccolo (Mali Lŏsinj).
Dai conquistatori ai velieri…
Le origini di Lussinpiccolo ci riportano al XII secolo quando sull’isola di Lussino giunsero 12 famiglie croate che si stabilirono nella baia di San Martino. Questi primi abitanti, allevatori e agricoltori, si dedicarono naturalmente alla pesca, alla marineria e alla costruzione navale insediandosi anche in altri centri lungo le coste isolane.
Su Lussino è corsa la storia scritta dal passaggio e dalla conquista da parte di Roma, della Serenissima, di Napoleone, dell’Italia. Alla fine del secondo conflitto mondiale il territorio diviene croato.
Nei più antichi paesi delle isole (Lubenice, Ossero, Beli) si conservano le maggiori tracce di questa storia di oltre 4000 anni. Ossero già nel IX secolo era il centro diocesano.
Il mare fu vita e porta sul mondo per i lussignani, intraprendenti e coraggiosi, che iniziarono alla fine del XVIII secolo a conoscere gli anni migliori.
Nacquero cantieri navali, squeri, scuola nautica e osservatori astronomico e metereologico, mentre i velieri di Lussino solcarono gli oceani, guidati da valenti marinai. Gli armatori lussignani erano proprietari nel 1879 di 170 grandi mercantili e velieri e Mali Lŏsinj era all’epoca il secondo porto sull’Adriatico dopo Trieste per le tonnellate registrate mentre i suoi marinai erano ormai considerati i migliori del Mediterraneo.
Con il passaggio alle navi a vapore, il destino dei velieri era ormai segnato così come la vita di Lussino, ma stava per aprirsi una nuova pagina legata alla particolare salubrità climatica dell’isola.
Dal clima il turismo
La nuova storia di Lussino inizia alla fine del XIX secolo con il turismo d’élite costituito dall’alta società, soprattutto asburgica.
Viene proclamato, nel lontano 1892, luogo di cura climatico (particolarmente per le malattie respiratorie e allergie), con decreto del Ministero della sanità della monarchia Austro-ungarica.
L’isola diviene così una stazione climatica d’importanza internazionale per la dolcezza del clima e l’aria balsamica, connubio di ombrose pinete e brezza marina.
Nel 1866 nasce la società turistica e l’istituto per la cura delle vie respiratorie. Sorgono il primo albergo, il Vindabona (nome romano della città di Vienna) nel 1887, e lussuose ville nelle baie più suggestive come quella di Cikat.
La ricca vegetazione viene ulteriormente arricchita con pini d’Aleppo e piante esotiche.
In tutto l’arcipelago di Cherso-Lussino esistono circa 1500 specie vegetali, un numero superiore a quello delle specie esistenti nelle isole britanniche.
Di queste, 939 sono autoctone e 230 sono considerate erbe medicinali
La pineta di Cikat è stata piantata verso la fine del XIX sec. dal professore Ambroz Haracic, del celebre Istituto nautico di Lussino. 80 specie di piante esotiche sono state importate da capitani e marinai lussignani che le hanno piantate nei giardini delle proprie case.
Sull’isola si trovano piante che solitamente appartengono alla flora della Dalmazia meridionale o della Sicilia come le agavi, cactus messicani, palme, magnolie, pistacchio, mirto, mimosa, fichi d’india, limoni, arance e mandarini (importati dal Vietnam a Palermo ed in seguito a Lussino)
Un grande lago d’acqua dolce, il Vrana (con un’area 5 km2 e una profondità di 74 m ) fornisce l’ acqua potabile a tutti i paesi dell’ isola. Si tratta di un fenomeno naturale unico. Nonostante le ripetute ricerche scientifiche nessuno è stato in grado di spiegare come tanta acqua possa trovarsi in un’area arida di conformazione carsica.
Le fitte pinete che circondano Mali e Veli Lŏsinj sono una preziosa cintura verde che protegge i paesi e il porto dalla bora. L’area di Cikat con la sua fitta pineta, è divenuta parco naturale.
La vegetazione sull’isola è rigogliosa in ogni stagione ma raggiunge l’apice della bellezza nei mesi da marzo a maggio con la fioritura della maggior parte delle piante che diffondono nell’aria gli aromi. Secondo ricerche del professor A. Haračić lo stato della vegetazione migliora il clima.
Sono 2580 in un anno le ore di sole a Lussino (come a Palermo). (Per inciso la statistica non è stata rispettata in questa mia vacanza: le grosse perturbazioni che hanno portato inondazioni in Europa, hanno lambito queste isole con pioggia e mare mosso; per fortuna una giornata di sole e di mare calmo mi ha permesso di riprendere queste immagini).
La temperatura scende sotto lo zero 2 volte all’anno, e la nebbia si nota solo tre giorni. La temperatura sale raramente sopra i 30ºC , e le fitte pinete e il maestrale rendono gradevoli i pomeriggi estivi.
Su alcuni paesi…
Lussinpiccolo
Mali Lŏsinj, è il vero cuore pulsante della vita dell’arcipelago, appoggiato nella baia riparata dalla bora, con le case e le viuzze lastricate in pietra che si arrampicano sulle colline circostanti.
Ho visto il porto con un incredibile numero di imbarcazioni; sul molo e nella piazza una moltitudine di gente proveniente da ogni parte del mondo, si accalcava passeggiando in un vero “struscio” e affollando i numerosi locali sulla riva.
La chiesa parrocchiale della Natività del 1696-1775, a tre navate, che conserva reliquie di San Romualdo, domina, col suo campanile in pietra bianca, il paesaggio di Lussinpiccolo.
Lussingrande
Veli Lŏsinj, in realtà oggi è la Lussino “piccola”.
Un tempo Lussingrande (“Grande Villaggio) era chiaramente più grande di Lussinpiccolo, ma quest’ultima nel XX secolo ebbe maggiore sviluppo. Rimangono i segni dell’antica supremazia di Veli Lŏsinj nelle strette viuzze di pietra, dove si affacciano cortili e giardini delle ville sfarzose di antichi proprietari di navi, capitani o altri benestanti. In questi giardini vegetano 80 specie botaniche importate dai marinai, ed anche nel parco cittadino (in passato residenza dell’arciduca Karl Stephan) si contano più di 200 specie.
Rovenska: nella piccola insenatura un frangionde fu costruito nel 1856 a protezione dalle raffiche della bora con la posa della prima pietra da parte dell’arciduca Massimiliano d’Asburgo. E’ il porticciolo dei pescatori di Lussingrande dove si respira ancora la semplice atmosfera degli uomini che hanno dedicato la vita al mare.
Il campanile, curiosamente basso della Chiesa parrocchiale di San Antonio Eremita, costruita attorno al 1480, che presenta attualmente lo stile barocco settecentesco veneto, come tutte le chiese dell’isola. Racchiude numerosi pezzi d’arte e l’organo dei costruttori Callida e Vivarini; la Vergine con il bambino e i santi e le reliquie di San Gregorio.
L’antica, semplice chiesetta del piccolo cimitero sul mare di Lussingrande.
Ossero
Osor, antica, piccola città museo totalmente in pietra dell’XI secolo. Qui i Romani decisero il taglio del breve canale (50 metri) che ora divide Cherso da Lussino.
Ad Osor, molto nota per le Serate Musicali che ogni estate si tengono fin dal 1976, c’è un piccolo museo cittadino nell’edificio dell’antico municipio del XV secolo con fondamenta paleocristiane.
Reperti di necropoli nel colle sovrastante il porto; nell’antico vescovado un museo di arte sacra, e un bel mosaico nella chiesa di S. Maria al cimitero con battistero esagonale del V-VI secolo.
La cattedrale di Osor fu costruita fra il 1463 e il 1498:
L’attuale altare principale in stile barocco conserva reliquie di San Gaudenzio, patrono e vescovo di Ossero (secondo la tradizione fu per merito di questo vescovo se nell’isola non esistono rettili velenosi, da lui scacciati).
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